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Protesta del mondo agricolo: quale agricoltura vogliamo?

07.02.24

Il mondo agricolo è in questi giorni in subbuglio. Alcuni dei temi della protesta come - scarsa retribuzione degli agricoltori e altrettanto scarsa valorizzazione del prodotto, eccesso di burocrazia - sono assolutamente condivisibili. Altre che vanno in direzione opposta al contrasto al cambiamento climatico non ci trovano affatto d’accordo, visto che da oramai quarant’anni (manca poco….) cerchiamo di coniugare un’agricoltura che riconosca il giusto valore al produttore, la salute del territorio e di chi quel prodotto lo consuma.

Di seguito l’intervento del presidente della Cooperativa El Tamiso Franco Zecchinato, nel dialogo interno ad un gruppo WhatsApp nato sul tema.

“Sono nato e cresciuto nella piccola agricoltura del "contado" padovano, dopo la scuola di agraria, ormai molti anni fa (ora ne ho 68), nell'intento di riabbracciare la mia dimensione culturale, già allora minata dalle prime politiche comunitarie, tipo l'abbattimento delle nostre vacche da latte, erano 3 - 4, ho abbracciato l'agricoltura biologica e la cooperazione tra produttori e verso i cittadini. Da quasi 40 sono presidente di una nota Cooperativa agrobiologica padovana e ne sono orgoglioso, pur continuando fortunatamente a produrre ortaggi e cereali bio sui miei 4 ha. Vivo in un'area rurale e conosco benissimo i problemi che tutti stanno denunciando: il ruolo nefasto delle Organizzazioni Professionali (Coldiretti in testa, con tutte le sue Bonifiche Ferraresi, i suoi Consorzi Agrari scippati alla Federconsorzi, la sua Agritalia, la sua graduale conquista di talune organizzazioni biologiche e biodinamiche, i suoi rapporti incestuosi con l'agro-industria italiana ed il Ministero per l'agricoltura, ecc. ecc.); il lievitare dei costi burocratici e di produzione e nuove tassazioni, l'inadeguatezza totale della "politica" nel regolare le relazioni di filiera commerciale. Ed è quest'ultimo il punto che mi trova d'accordo con le proteste: si sostengono le lobby commerciali ed agro-industriali a scapito della produzione, e questo è imperdonabile per chi amministra nel nome di tutti.  Per inciso, è per questo che noi si fondò la cooperativa 40 anni fa, proprio per essere "grossisti" di noi stessi, e fortunatamente sta ancora funzionando a dovere, ed è sponda insostituibile per tante piccole e medie aziende, che diversamente sarebbero già state espulse dal mercato. Quello invece che non posso condividere è lo scagliarsi contro le politiche cosiddette "green", in questa fase del mondo in cui la catastrofe ambientale è incombente. Per quanto mi/ci riguarda la sostenibilità agricola, alimentare e sociale, l'abbiamo praticata ben prima, e voi capirete che oggi, in una situazione in cui nell'opinione pubblica cresce la sensibilità ambientale, è del tutto controproducente ostinarsi a difendere le ordinarie pratiche di allevamento intensivo e non darci 'na calmata sull'uso di pesticidi, o rincorrere la produzione di energia sovvenzionata, sovvertendo la funzione di produzione alimentare dell'agricoltura. Cose che poi, a ben guardare, sono nell'interesse di chi vende mezzi tecnici ed input produttivi esterni al ciclo aziendale (mangimi, concimi, antiparassitari, ecc). Perciò solidarietà al mondo agricolo, ma non contro la sostenibilità ambientale, quello no.” Dovesse risolversi tutto con un processo alla riduzione dei pesticidi, ancora una volta sarebbe la sconfitta dei cittadini, agricoltori compresi, a vantaggio dell'agrindustria, della finanza e della GDO.

Approfondimenti: 

"Le proteste degli agricoltori e l’European green deal: perché sbagliano mira" Greenreport.it

"L'agricoltura industriale si ribella a se stessa"  Le pagine di Sonia Savioli

"Sindrome del Mulino Bianco: la protesta dei trattori vista da Bruxelles" di Davide Sabbadin - Vez -

 

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